===== SANTO PATRONO di TORTOLI'=====
Abbiamo lasciato per ultimo un elemento storico che ci riguarda direttamente perché descrive con dettagli, molto interessanti, come sia arrivata la devozione di Sant’ Andrea, nella nostra città di Tortolì di cui è Patrono.
Per avere un quadro di situazione esauriente serve descrivere la situazione dell’evangelizzazione di quel tempo in Sardegna, in Ogliastra, fino a giungere a Tortolì.
Con il permesso dello scrittore impiegheremo fonti qualificate e, per meglio comprendere le origini di questa devozione, riprenderemo di seguito dei capitoli tratti dal Libro “Andrea di Betsaida”, di Zonza Editori, scritto da Mons. Mario Mereu, nostro instancabile Parroco.
La fede nella terra dei Nuraghe
La nostra curiosità ci spinge a indagare, chiedendoci: come è arrivata la devozione verso Sant’Andrea a Tortolì?
Supponendo note le notizie sulla diffusione del cristianesimo nell’Isola e rimandando agli studi più seri sull’argomento, possiamo ricordare che la conversione dell’Isola fu lenta e difficile. Dall’epistolario di San Gregorio Magno, morto nel 605, si legge che in molte zone pagane venivano adorate pietre ed idoli di legno Il detto epistolario getta un po di luce su quegli anni che videro il profondo cambiamento dei popoli delle “civitates barbarie”. S. Gregorio, temendo l’invasione dei Goti e dei Longobardi, inviò in Sardegna due suoi Legati: Felice e Ciriaco, con lettera di raccomandazione dell’anno 594 ad Ospitone, capo già convertito dei Barbaricini e a Zabarda, capo dei Bizantini, in lotta tra loro per la supremazia. Li esortava in nome di Cristo a far pace tra loro e a facilitare l’evangelizzazione dei due Legati Papali, precisando che il Signore segue i suoi predicatori: “Se la predicazione giunge prima, solo allora il Signore viene ad abitare nelle anime e la verità viene accolta nella mente” Siamo alla fine del secolo VI e inizio del secolo VII.
Ospitone governava la Barbagia e curava i commerci, oltre che nei paesi della montagna, anche con le popolazioni della costa orientale. Gli incontri avvenivano prevalentemente negli sbocchi dei fiumi con porti di fortuna ove attraccavano molti velieri di incerta origine forse anche pescatori e commercianti cagliaritani.
Nell’Ogliastra sembrerebbe che il completamento della conversione sia dovuta all’opera di San Giorgio di Suelli, nei secoli X e XI e anzi proprio per questo scopo sia stata costituita questa diocesi.
Punto di irradiazione della fede è da considerarsi la città di Cagliari, che la accolse sin dai primissimi tempi e vanta vari martiri, tra i quali Saturnino ed Efisio.
Importante fu l’opera dei Vescovi africani esiliati nell’Isola dal re vandalo Trasamondo, ai primi del VI secolo e sparsi in varie zone. Importante fu anche l’opera dei monaci orientali, esiliati in Sardegna durante la persecuzione scatenatasi nella Chiesa orientale a causa della iconoclastia. Molto forte fu l’influsso della Chiesa orientale nel periodo in cui l’isola, liberata dal dominio dei Vandali, da Belisario nel 534, restò incorporata nell’impero bizantino per alcuni secoli. Ancora oggi sussistono nella religiosità sarda, importanti elementi ad essa riconducibili. Tra l’altro molti santi venerati in Sardegna, appartengono al menologio bizantino, specie i patroni delle parrocchie. Per quel che riguarda l’Ogliastra, oltre al nostro S. Andrea di Tortolì, possiamo ricordare la Vergine Assunta (con l’immagine che la raffigura dormiente come in oriente), patrona di Tertenia e di S. Maria Navarrese. S. Maria Maddalena di Lanusei e di Seui; San Giovanni Battista di Arzana Ilbono, Urzulei ed Esterzili.
Ma l’elenco degli altri santi della Chiesa bizantina venerati in Ogliastra, pur non essendo patroni di parrocchia è lungo.
Patrono di Tortolì
Crediamo però che il culto di S. Andrea in Tortolì , sia stato portato da Cagliari e risalga al periodo bizantino, anteriore all’anno mille, forse al momento stesso della fondazione della città di oggi.
Possiamo riferirci ad una ipotesi avanzata dal nostro Vescovo, S. Ecc. Mons. Antioco Piseddu che ne affidò la verifica agli studiosi, nell’omelia della festa di S Andrea, il 30 novembre 2005.
L’origine di Tortolì sarebbe riconducibile all’attività del commercio del sale, praticata dagli abitanti di rioni periferici di Cagliari, ancora nel periodo dell’alto Medioevo e avente come centro il porticciolo accanto al Colle di S. Elia. Le saline vicine, già attive da antichi tempi e che avrebbero dato il nome a Selargius da cui potevano provenire gli operai, fornivano il prezioso elemento a vaste zone dell’Isola e possiamo ipotizzare che ci fossero, lungo le coste, dei punti di distribuzione e vendita Gli addetti al commercio del sale avrebbero dato vita a un piccolo insediamento locale, dal quale si sviluppò il paese.
Sarebbero segni dell’ascendenza cagliaritana, alcune cadenze della lingua sarda parlata ancora dai tortoliesi e riconducibili alla pronuncia cagliaritana, alcuni usi e costumi e soprattutto il culto dei santi, gli stessi venerati nella zona di Cagliari. Tra essi oltre S Andrea, possiamo ricordare S. Anna, il SS. Salvatore, S. Lussorio, S. Gemiliano. Il primo S Andrea, ha ancora una chiesa nella campagna tra Cagliari e Quartu S. Elena.
Al di là di queste ipotesi, che potranno essere confermate o smentite, resta il fatto del grande attaccamento dei tortoliesi di oggi al loro santo patrono e la loro devozione a lui, che si manifesta anche nella solenne festa che ogni anno, al 30 novembre, li riunisce per una esperienza di preghiera e di festa.