I Vescovi

Diocesi di Ogliastra

note storiche

 

La storia della Chiesa ogliastrina, che ebbe come prima sede Suelli, affonda le proprie radici nella più antica storia della Chiesa Sarda. I contrafforti montuosi del Gennargentu, dove si abbarbicano la maggior parte dei centri che costituiscono la diocesi d’Ogliastra, conobbero la prima evangelizzazione già al tempo di papa Gregorio Magno nel VI secolo.

            L’origine della diocesi risale all’XI secolo, ed è la prima che compare nell’organizzazione ecclesiastica medievale, e a parere dello storico Damiano Filia è implicitamente accennata da papa Gregorio Magno nelle sue lettere. Il primo vescovo fu San Giorgio di Suelli con il titolo di episcopus Barbariae.

            La diocesi fu soppressa da papa Martino V nel 1420 e accorpata a Cagliari a causa degli esigui redditi e delle insistenti richieste della marchesa di Quirra Eleonora Manriquez.

            Verso la fine del XVIII secolo si cominciò a delineare la separazione della regione dell’Ogliastra dall’arcidiocesi di Cagliari in quanto l’arcivescovo visitava raramente i paesi ogliastrini a causa della lontananza dal capoluogo sardo.

            I sindaci del Giudicato d’Ogliastra proposero un’istanza al Regio Consiglio perché si facesse carico della situazione dell’Ogliastra, proponendo come residenza vescovile Tortolì poiché oltre ad essere il villaggio principale del dipartimento d’Ogliastra vi avevano sede gli uffici governativi, e se ciò non bastasse era anche residenza di molte famiglie nobili. L’istanza fu esaminata dal Supremo Consiglio di Torino che con parere datato 20 novembre 1777 ravvisò l’impossibilità di effettuare, almeno per quel momento, la separazione per due motivi fondamentali: la scelta della sede urtava con la tradizione ecclesiastica che esigeva di non erigere circoscrizioni vescovili nelle piccole città, mentre il secondo impedimento era di carattere prettamente economico. Il primo tentativo di separazione fallì. L’unica nota positiva fu che l’opinione pubblica venne sensibilizzata.

            Nel 1797 i sindaci ogliastrini inoltrarono una seconda supplica al sovrano evidenziando l’anelito delle popolazioni autoctone. In seguito a questa seconda petizione venne costituita una commissione composta dal Vicario Generale dell’arcidiocesi di Cagliari e da due membri del Capitolo metropolitano col compito di redigere un progetto di separazione da sottoporre al Regio Consiglio. A giudizio della commissione le ragioni esposte dai sindaci per ricostituire la diocesi ogliastrina erano serie e fondate, anche se consigliò di rimandare di qualche anno l’effettiva erezione. Secondo il progetto elaborato dalla commissione i comuni che avrebbero fatto parte della ricostituenda circoscrizione vescovile sarebbero stati: Ulassai, Hierzu, Gairo, Lanusei, Ilbono, Elini, Arzana, Villagrande, Osini, Villanova, Urzulei, Talana, Loceri, Ardali, Tertenia, Barisardo, Tortolì, Lotzorai, Girasole, Baunei, Triei, Muravera, Perdas de Fogu, San Vito e Villaputzu. Circa la residenza vescovile fu proposta Lanusei per la posizione geografica, il clima e le strade.

            Il progetto approntato dalla commissione venne approvato dal Regio Consiglio di Stato di Cagliari il 21 ottobre 1797 e trasmesso al Supremo Consiglio perché fosse esaminato. L’organo amministrativo centrale, noncurante della situazione locale, chiese un giudizio disinteressato all’arcivescovo di Novara mons. Vittorio Melano che di recente era stato trasferito dalla sede di Cagliari. Il prelato, con una lettera datata 8 dicembre 1797, espresse parere favorevole alla separazione, esternò tuttavia il suo scetticismo riguardo alla scelta della sede «per essere quella chiesa simile alla capanna di Betlemme», e concludeva affermando che tutta la diocesi conosciuta col nome di Ogliastra, ad eccezione di Suelli, venisse separata dalle Bolle del nuovo arcivescovo di Cagliari affidando l’amministrazione temporale e spirituale al nuovo vescovo in previsione dello smembramento.

            Il Supremo Consiglio esaminò il progetto il 28 dicembre 1797 e decretò di lasciare alla diocesi di Cagliari i paesi di San Vito e Muravera e d’altra parte di inserire la Barbagia di Seulo all’interno dei confini della costituenda diocesi d’Ogliastra, condizionò però l’erezione della diocesi all’aumento della dote episcopale e alla possibilità di compensare la mensa cagliaritana della perdita dei redditi percepiti sino ad allora dalle camere ogliastrine.

            Il 24 gennaio 1798 con la nomina di mons. Diego Cadello ad arcivescovo di Cagliari l’Ogliastra fu separata dalla sede primaziale ed affidata in amministrazione all’arcidiocesi madre. La separazione che era stata giudicata urgente ed indispensabile diventerà realtà vent’anni dopo a causa anche degli avvenimenti che sconvolsero l’Europa.

            Il 12 gennaio 1820, dopo varie controversie e nonostante l’opposizione decisa di mons. Nicolò Navoni, arcivescovo di Cagliari, don Tomaso Cabras, rettore di Meana Sardo, fu nominato definitivamente regio economo e Vicario Generale della chiesa d’Ogliastra. Dopo breve malattia don Tommaso Cabras morì l’8 aprile del 1822; l’arcivescovo Navoni lo rimpiazzò immediatamente nominando Provicario Generale dell’Ogliastra don Pietro Loddo, rettore di Triei. Il neo Provicario, figura molto apprezzata dall’arcivescovo, tenne una fitta corrispondenza epistolare con Cagliari dalla quale emergono i problemi principali dell’Ogliastra.

Nel settembre 1822 l’arcivescovo Navoni sollecitò con una lettera il governo perché nominasse un vescovo ausiliare che si interessasse dell’Ogliastra; il Supremo Consiglio, interpellato, rifiutò la proposta avanzata dal prelato cagliaritano. Nonostante il diniego c’è da rilevare che la presa di posizione di mons. Navoni snellì l’iter burocratico della pratica per l’erezione della nuova diocesi, e, in attesa che la Storia facesse il suo corso, confermò Loddo Provicario e Tommaso Mameli, vicario parrocchiale a Lanusei, economo.

Nell’ottobre 1822, il sovrano Carlo Felice chiede, con una lettera alla Sede Apostolica, di nominare vescovo ausiliare di Cagliari padre Serafino Carchero per poi destinarlo alla vacante sede dell’Ogliastra. La lettera non ottenne l’approvazione del Pontefice creando così un piccolo incidente diplomatico.

Il 29 gennaio 1824 il re Carlo Felice presentò una nuova supplica al Pontefice dove chiedeva di erigere la diocesi d’Ogliastra ,di fissare a Tortolì la sede episcopale ed elevare la chiesa parrocchiale di Sant’Andrea a Cattedrale.

 

            Espletate tutte le formalità burocratiche Leone XII l’8 novembre 1824 pubblicando la Bolla “Apostolatus Officium”  eresse canonicamente la diocesi d’Ogliastra come circoscrizione vescovile autonoma fissandone la sede a Tortolì. 

 

ECCO IL DOCUMENTO CON IL QUALE FU RICONOSCIUTA LA DIOCESI DI OGLIASTRA